Non si può
parlare di Lumines Remixes senza considerare la natura del gioco da cui
provengono le tracce contenute in questo doppio CD: l’alchimia fra l’azione a
schermo e il sonoro è uno degli aspetti portanti del geniale parto di Tetsuya
Mizuguchi, con gli incisi e i pattern sonori scaturiti dalle combo che vanno a
integrarsi con la colonna sonora, dando vita, in combutta con colori e mosaici,
a una delle esperienze più immersive della storia del puzzling mobile.
Indi per cui, così influenzate dalle nostre azioni, a ogni partita le musiche di
Lumines saranno sempre impercettibilmente diverse dalla volta precedente, ed
ecco che ci ritroviamo non una Lumines OST, ma questi Remixes, che altro
non sono che una delle possibili versioni di questa colonna sonora eternamente
mutante. Tristemente sono esclusi da questa raccolta i pezzi sotto licenza,
presenti solo nelle versioni PSP e PS2 del gioco, ed è una perdita non
indifferente, considerato quanto fossero clamorose e definitive una opener
come “Shinin’” di Mondo Grosso, con quella chitarrina e il ritmo incalzante che
ti sembra di surfare su un’onda eterna, e una chiusura strappalacrime come
“Lights”, dominata dalla angelica voce di Eri Nobuchika, ma purtroppo così è,
dovremo accontentarci delle comunque pregevoli composizioni originali di
Nakamura e Yokota, e dunque si parte con il tema del titolo “welcome to the
club”, e il primo CD sembra procedere inizialmente su questa linea di techno
leggera, sovente sbarazzina e vagamente psichedelica, in riusciti pezzi dalle
atmosfere sci-fi ma anche liquide, come “URBANIZATION” e “SLIPPING” , fra casse
in 4 e incalzanti ritmi jungle.
Ma il punto di
forza della raccolta sta invero nel rifuggire l’incasellamento in singolo
genere, tant’è che nel corso dei due dischi il suono si fa via via più vario e
stratificato, inseguendo un ideale di musica totale non invasiva, di sottofondo
certo, ma sottofondo futurista per rompicapi ipercinetici, non banale muzak per
ascensori: ecco che dunque si salta con naturalezza da fiati/piani lounge
jazz su campioni vocali e drum&bass a oscure atmosfere noir
con sax reverberato e scratch, da intermezzi reggae a ost
da spy story, riff rock e quasi anche metal, electro scintillante,
rilassanti nenie elettroacustiche, pezzi incredibili e trascinanti come “Big
Elpaso”, tensione palpabile in punta di archi digitali, o “MEGURO”, mix di canti
tribali orientaleggianti e strepitosa sezione ritmica punk-funk-wave, e
ancora funkyrobots con basso slap, musica tradizionale giapponese,
marcette circensi, reminiscenze kraftwerkiane, bozzetti cina-folk
con scampanellii e clangori, e chissà cos’altro. Insomma avrete capito che siamo
davanti a un vero zibaldone di musica d’uso, di gran classe e ricercatezza, che
potrebbe magari apparire non particolarmente incisiva se slegata dal contesto
per il quale è stata creata, ma se avete mai fatto una partita a Lumines,
provato il piacere del rilascio della tensione nel passaggio da un andamento
indiavolato a un rilassante ritmo giamaicano, non potrete che apprezzare.
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