JENNY LA TENNISTA - Il film
di @Luca Abiusi

Ci atteniamo a un Osamu Dezaki sproloquiante, al battere delle una e un quarto di una notte settantesca, tabacco fumante nel quadrato quattro metri per quattro in cui Akio Sugino, che tutto incurvo sul disegno si era fatto persuadere all’intervallo-carta Kodak marcante stretto l’espediente della rievocazione con gesto annuente gli rende presenza; son rimasti ventiquattro ore su questo cinema d’animazione di ombreggiature superlative, che per loro non doveva essere una cosa per cui venire a ricompensa ma luogo di accesso a un drammatismo rigorosamente confidenziale, di storie scolastiche che servono a temprare lo spirito. E le ossa. Il corrispettivo cinematografico di Jenny la tennista (Ace wo Nerae!) è un testo motivante, Mabushii Kisetsu ni, da cantarsi quando nessuno sente, e che onestamente non poteva orientarsi più allusivo e caratterizzante, anima stessa di un anime che prescrive il sentimento umano e mica solo l’amore filmico soltanto, ché il dezakismo suggerisce la traspositura di un cifrario nichilistico deviato all’introvertente, come se dello svestimento dell’io fanciullo, tra gli ostacoli del puntare all’ace, al successo, e a un domani dal quale non si ricavasse sconto.

Sul meccanismo dell’arredo emotivo – sennonché coevo a una indagine messa in moto su qualcuna panoramica di libeccio, nell’urbanismo delle zone portuali, e al calcificarsi di un colore che riacquista il punto luce dalle geografie di staticità, sino a un ricalco anatomico da schierare a continuatura del perimetro campestre – si esibisce il riuso del fotogramma ch’era stato inserito nella serie televisiva, per vederlo confondersi a materiali di split screen individuabili in un qual girato di Fernando Di Leo presso cui si maneggiavano le pistole, e si davano gli schiaffoni alle femmine in anticipo sulla forzura obliqua di un Golgo 13: The Professional; il drama della mimica aerodinamica e dei profili perfetti, quanto di un cospicuo numero di corpure elastiche e irricreabili si deve attribuire a Dezaki. E imputare a Sugino, immediatamente dopo. Sennon dove che è l’interazione tra questi a garantire, allo stato chimico, sul rigore di certe elevatissime posture e squadramenti chic di mezzi volti, messe a fuoco smaltate, scassinamenti di proporzioni e prospettive che trasducono all’animazione il controluce del verniciato extralucido, ai sensi di un complesso di elementi estrogeni e principeschi, nel quarzo di questi occhi azzurri grandi che se li fissi ti ci specchi dentro, e ti ci perdi.

Si vede che l’idea politica che identifica il film si ispira al feudalesimo, riteniamo a una retorica di rigido formalismo e nondiché a una base di interlocutori giovine abbastanza da avere ereditati i dogmi della rifondazione post-bellica, e nienteché un modello patriarcale di ubbidienza e rispetto delle linee gerarchiche sociali che portasse a sostenere talune mentali tecniche di circuizione, e che prevedesse allora accurate sessioni di servizi scagliati a duecentocinquanta chilometri orari contro i temerari addomi delle fanciulle, perché potessero crescer forti e figliare i futuri capigruppo del Nippon Ishin no Kai (日本維新の会). Sapete cosa: ci hanno preso a sufficienza. Ché il Giappone degli ultimi anni ’70 chiede l’arrampicamento di classe, e conviene con le pratiche dell’abuso usato per intercedere ai prioristi umani limiti, se ancora di mezzo al gesto passionevole e a prassi di una tensione melodrammatica che si contraesse a stato febbrile, un presentimento uno sbalzo emozionale, l’accettazione dell’inclemenza e la percezione di un anelito di rivalsa. Che non sta a dire che la oratoria educazionale di Ace wo Nerae!, sebbene sempre filo-borghese, non si adopri a un portamento veristico di fine integrità, sul graticcio del racconto post-neorealista d’autore e che non riveli, con franchezza e smuovendo i tasti sensibili all’orgoglio razziale giapponese un resistenzismo a grandi linee giusto, che miete riscontro nel moderno vissuto. 












  Classificazione Film d’animazione
  Titolo originale Ace wo Nerae! - エースをねらえ!“Jump High” Hiromi! -
  Provenienza Giappone
  Prima immissione 1979 / Cinema
  Produttore Toho Inernational Film
  Regia Osamu Dezaki
  Fotografia Kogo Takahashi
  Soggetto Sumika Yamamoto, Keisuke Fujikawa
  Character design Akio Sugino
  Mechanical design //
  Dir. animazione Akio Sugino
  Compositore Kōji Makaino
  Sito produttore www.toho.website
  Formato DVD-Video
  Edizione Italiana [Mondo Home Entertainment]
  Anno edizione 2002
  Numero supporti 1
  Lingue IT / JP
  Sottotitoli IT
  Rapporto 1.78:1 [native aspect] 4:3 letterboxed [DVD]
  Compatibilità Region 2
  Durata 88 min
  Episodi //
  Reperibilità Bassa
  Prezzo ??
  OST Sì [Ace wo Nerae!, 1979, CBS/Sony Records]

 

Il manga di Sumika Yamamoto, serializzato in Giappone dal 1973 al 1980 sul rinomato shōjo magazine “Margaret” e in seguito raccolto in diciotto tankōbon, avrebbe in parallelo generato due serie televisive – una prima, realizzata tra il ’73 e il ’74 (trasmessa in Italia col titolo “Jenny la tennista”) e una seconda (remake di quest’ultima), tra il ’78 e il ’79 – nonché successivamente ispirato, oltre il lungometraggio del ’79 e il notevole tributo Top wo Nerae! (Punta al Top! Gunbuster, ideato dallo studio Gainax), un sequel di venticinque episodi in OAV immessi tra il 1988 e il 1990. La regia dell’intera opera animata venne affidata a Osamu Dezaki. Nel 2004 TV Asashi produce un omonimo “television drama” in dieci episodi, con protagonista la idol Aya Ueto. L’adattamento italiano del film, tra i primi a venire realizzati da Italian TV Broadcasting (ramo della Doro TV Merchandising, la società nacque come strumento aggregativo di carattere internazionale focalizzato nella distribuzione di opere d’animazione giapponesi) viene immesso nei circuiti delle reti locali nel corso del 1980. Intorno alla metà degli anni ’90 Yamato Video distribuisce su formato VHS. Quindi nel 2002 Mondo Home Entertainment realizza su DVD dietro un rapporto d’aspetto di 4:3 letterboxed (per guardarselo a tutto schermo su di un TV 16:9 è neccessario attivare la funzione “zoom” del lettore). Nel 2016, un rescaling di 1080 progressivi dall’originale negativo viene stampato su Blu-ray per il mercato giapponese, al costo di 5000 yen circa.