X
di @Luca Abiusi

Il film reca funzione, nonostante tutto. Eietta fluido rosso durante il frame impiegato nel settore degli anime dove incrociano le persone sulla falsariga di Rintaro, il cui seme non poteva essere del tutto contento di rincorrere il favore di spettatori rispondenti a un dato livello di specializzazione, in merito ai mangaka facoltosi sulla falsariga di Clamp, destinate a produrre un dato qual numero di tankobon da cui fare scaturire lungometraggi e serie TV in fibre di seta. Intriso di apocalisse, nel 1996 X è magniloquente animazione di un manga distante ancora dal suo naturale esaurimento, che è situazione nella quale il regista-prototipo non vorrebbe trovarsi mai, venendogli a defungere i punti di riferimento scritti verso cui appellarsi qualora gli animatori avessero iniziato a dirgli che gli mancava il sodio, e che desideravano aver fine; Rintaro, del resto, era uno che la soluzione te la tirava fuori in condizioni di stress creativo, e non vediamo chi altri meglio di lui avrebbe potuto raddrizzare le sorti di quest’animazione problematica, col suo script incompleto (e incompiuto) e una schiera di personaggi – mediamente complessi – di cui tracciare l’identikit nell’arco di novanta minuti.

Non dimorava, la sfida “X the Movie”, nel radunare gli eserciti consumatori del manga onde a risarcirli di una estensione di quanto già avevano assorbito, eventualità che Rintaro si era preclusa ben prima che iniziassero le riprese, ma risiedeva essa, tutt’al più, nell’istruire un metro dispositivo/espositivo da comminargli a fronte dell’evoluzione del pathos – men che mai dei protagonisti, che avrebbero dovuto emanciparsi del lato caratteriale e proclamarsi alfieri di livida esteriorità – e delle azioni commesse da Kamui, chiamato a reggere l’ago della bilancia del destino – suo come dell’intero genere umano – consapevole che la “scelta” sarebbe incorsa greve tanto a giostare per i Draghi della Terra quanto a eleggere quelli del Cielo a dispensatori di giustizia: sterminio o cieca conservazione del vizio, distruzione o palliativo contenimento di milioni di anime destinate, in ogni caso, a cadere. Lo si era visto nel manga. Eppure, è su quel che “non si vede” che Rintaro muove il suo vessillo autoriale, saturando la macchina da presa di stazioni decadenti e sanguinamenti, voluttuarie visioni di spade che fuoriescono dalle viscere di una serie di figure che sembrano dispiegare, terrificanti, alla volta dell'ignoto; l’innocenza, crocefissa, pure dismembrata e ingannevole mai vede compromettersi il codice visagistico che il regista infonde a questa profetica riconfigurazione del sogno, necessaria a edùcere gli eventi prossimali, sedimenti di una realtà sporgente all’eclissi.

L’immanentismo del film, trafficando il restringersi dello scrittografico, accredita la filosofia portante del film medesimo. Che la intera ricostruttura animata, oseremmo dire manieristica, della Tokyo millenaria ferma sugli artefatti barocco-rinascimentali e tratta in auge dalle Clamp deve stare in coincidenza del character design e l’incurvatura di meandri architettonici incastrabili al suono, assumendone il cripticismo distorto che Yasuaki Shimizu si impone per rimanere in asse con dette prevaricazioni visive di soffocamento, una condizione di elettroencefalogramma piatto sin tanto che si è avvinti tra le affusolate estremità femminili che trascinano nel supplizio della sub-coscienza fantascientifica di qualcosa che ripristina le visuali di Ghost in the Shell, quand’anche appena in un passante memento di singolarità interconnettiva. Autocelebrandosi lo stile, X abbraccia quel tipo di anime di stretta contemplazione da cui è lecito attendersi nulla di altro da un fiume di simboli che traversino quanto leghe appuntite, ivi compresi i volti di Nobuteru Yûki, ricalchi stirati e affilati che in Giappone avranno avuto modo di riconvertire in action figure a bassa numerazione, ricavandone in yen. Le successive animazioni televisive commissionate a Kawajiri avrebbero realizzato contenuti più discernibili e strutturati, grazie all’evoluzione che il manga aveva nel frattempo conseguito, posto che la presente opera surreale diretta da Rintaro si meriti invero di esser vista, se mai accadesse di dovere riferire a ignoti sull’abilità dei Maestri, quelli che bazzicano i dintorni di Madhouse. 












  Classificazione Film d’animazione
  Titolo originale X - エックス -
  Provenienza Giappone
  Prima immissione 1996 / Cinema
  Produttore Madhouse
  Regia Rintaro
  Fotografia Hitoshi Yamaguchi
  Soggetto Mami Watanabe, Nanase Okawa, Rintaro
  Character design Nobuteru Yûki
  Mechanical design //
  Dir. animazione Nobuteru Yûki
  Compositore Yasuaki Shimizu
  Sito produttore www.madhouse.co.jp
  Formato DVD-Video
  Edizione Italiana [Yamato Video]
  Anno edizione 2009
  Numero supporti 1
  Lingue JP / IT
  Sottotitoli IT
  Rapporto 1.85:1
  Compatibilità Region 2
  Durata 97 min
  Episodi //
  Reperibilità Buona
  Prezzo 10 € circa
  OST Sì [X Original Soundtrack, 2004, Miya Records] [bootleg]

 

Il manga omonimo delle Clamp, diversamente conosciuto col titolo “X/1999” a seguito del suo adattamento nordamericano, avrebbe ottenuto regolare serializzazione tra il 1992 e il 2003, conseguendo stampe su 18 tankobon (rispetto ai 21 inizialmente previsti). In Italia, l’opera viene dapprima adattata da Panini Comics, e in seguito rilevata da J-Pop. In merito al film, Yamato Video è tra i primi editori, nel ’97, a portarlo (in formato VHS) fuori dai confini giapponesi. Nel corso del 2009, la stessa casa editrice avrebbe rieditato in DVD, inserendovi come extra il documentario relativo alla realizzazione del doppiaggio. Il brano musicale “Forever Love”, udibile ai titoli di coda, è eseguito dalla band “X Japan”.