Ma 
avviene tanto veloce che anche ad aver di strategie e tecniche del 
riposizionamento del fronte per guardia spezzata al movimento d’emergenza 
Phantom Breaker sia picchiaduro stylish a scontri estremamente dinamici come nel miglior
	Dead or Alive 2, e qui ci saranno anche le armi ma sì, il 
	fulmineo trasformare del colpo d’affondo che si può veder deviarsi al 
	mittente in plico FedEx all’incirca corrisponde lo scatto in parata dei 
	contesti Team Ninja, colpisco respingo, scanso e dal retro attacco, scalcio 
	lei mi blocca, e mi butta via. Mikoto è lo sfoggio di spadone 
	intagliato che a vederlo dovrebbe fare a scaglie il cast che resta, e la 
	ragazza è al caso ’na meraviglia di semplicità d’uso a fianco il 
	rosso spettacoloso di Mei, che casomai si fraintenda si guida che è una 
	bevuta, per cui Phantom Breaker mette a mischia femmine manga d’azione shock 
	per giapponesi intermedi, non completamente professionisti ma neanche 
	sprovvisti di cultura della spada bidimensionale, così in modo che 
	intervenga videogioco di larghe intese eletto quale imparziale garante verso 
	investitori che vogliano ritrovarsi l’intrattenimento di Sunsoft e Fill in 
	Cafe delle epoche del Saturn e dei picchiaduro allegrissimi con le 
	conigliette di playboy che cantano sigle scolastiche e dove si combatte 
	davanti agli edifici scolastici per tornei tra sezioni, ragazzi coi capelli 
	a cresta.
	Nel modo di 5pb e quantunque nell’album di 
	quattordici figurine singole, il materiale succede a una conoscenza assai 
	colta del settore dell’uno ammazza uno di classe sol levante sgargiante di 
	adolescenze col vestito da cameriera, gonnellino, biondità carezzevole col 
	braccio-artiglio, C-ute al concerto di fan che agitano le luci fluorescenti 
	per nascondere sociopatie, e si riscuote allora sistemi di heavy specials 
	e counterbalance – che è routine di invalidazione del dashing 
	di vicinanza – sino a spaziature in cui all’ammontare delle tecniche 
	d’avanzamento s’abbia lo strumento di salvezza dell’estetica oltreché del 
	round venuto a sfaldarsi per sprovvedute opzioni di avvento iniziali 
	innestate mancanti l’esperienza, anche se nel giro di un Arcade Mode 
	ultimato a danzar su mosse di meravigliosa eseguibilità si venga a intuire 
	le strade della santificazione del gameplay di 
	Vanguard Princess e si colpisca forte in zona overdrive 
	sul caricamento di combo orizzontali con la scia; la preselezione del 
	quick e dell’hard style gode a spostarsi dissolute tracce 
	di violenza verso disponimenti difensivi (d’offesa) a subordine d’occorrenza 
	o del gusto, sì da fare d’opportunità virtù sull’uso del metodo che meglio 
	s’incastri alle politiche di sopravvivenza dell’ego femmineo portante spade. 
	Quando ricolma, la tension gauge scatena l’attivazione del 
	Critical Burst. Che al caso distruttivo manifesta il fendente, il quale 
	non viene inibito neppure con la guardia fissa in assetto. Discrepante il 
	caso dei colpi ordinari gestibili a posizione ancorché questi si affondino 
	il ferro in Guard Break all’eccedente attesa presi a riferire il 
	videogioco di ribaltamento che 5pb. evidentemente auspicava.
	Si dovrà proferire di manga artists di 
	nome Hiro Suzuhira dal leggero lineare tratto shoujo, mento a punta, occhi 
	più grandi di quanto un normale anime Kadokawa arrechi in tempo di 
	pace. Ma è comunque marziale il segmento di precisione delle matite su tinte 
	sovraesposte di bianco lattiginoso al riverbero e le vestizioni, oh sì, 
	velluti del guanto aderenti i bracci lì a render dettaglio del ricamo sulle 
	pieghe del tessuto devono essere esito di mani importanti, gesto di priorità 
	relativamente il diretto illustrare ché un fatto è incidere su carta, altro 
	è vedersi la creatura prender vita a considerevole animazione su display 
	trionfanti a campo largo che lesti usino commentare tridimensionali i 
	rivestimenti in vetro sottile, sinché poi vi si rimiri attraverso l’incanto 
	di cattedrali a due torri e niente meno di un lago artificiale disteso alla 
	base, lì dove il colore reclama sfarzoso la Nouvelle Vague del pixel e 
	l’arte visuale diventa scultura. Takeshi Abo, compositore di gran parte del 
	suono, è sintonizzato. Il pop tastierista ma eventualmente gaio, giocoliero 
	di sperimentazione polistrutturale udibile in “Garbage Collection” si 
	assume a contrasto le chitarre elettriche di “Catharsis of the Fist” e 
	il musicista dunque procede a sintetizzare a studio un soundtrack di ampia 
	difformità proprio allo scopo di corrispondere acustiche quanto più 
	rimandabili al palcoscenico di barocco sfuso, ora che le alte definizioni 
	chiedono di accordarsi a clavicembali e sviolinacci e di mischiarsi e di 
	convergere in singergia verso queste nuove culture di Giappone lustrato di 
	abiti serali e oggetti Taobao, camicie e tacco 12, gioventù che vogliono 
	emanciparsi attraverso l’esibizione dell’eleganza. Phantom Breaker, atipico 
	quanto interessante ripensamento della forma convenzionale del beat ’em up 
	in due dimensioni, chiede che il combattimento divenga versante dello stile 
	e del design.
    
	
	