Si 
terrebbe a fornire di significato Sailor Moon e le maghe morgane adolescenti che 
ne hanno a seguito tratto vantaggio, manco queste potessero per veramente 
diventare gli oggetti della teoria sulla riclassificazione per razze fabbricata 
sulla rezza dei molestatori di ragazzine residenti in Giappone, con tutto che 
Noi si tenga ad appoggiarne i discorsi sulla facoltà di emancipare le giapponesi 
sedicenni sedicenti stesse, e solo giapponesi per via del fatto che non vi 
sarebbe motivo di molestare un essere umano femminile sostitutivo quand’anche 
esistente in serie animate o in videogiochi animati quanto il Bishoujo Senshi 
Sailor Moon S del 3DO, un esemplare di picchiatore adolescenziale che per 
essere un qualcosa derivante Bandai rivendica nel Novantacinque un particolare 
livello di attrazione, grazie alla presentazione.
Il character design, urge dire. Vistoché 
il marchio si vendeva da solo, i progettatori potevano concludere che non vi era 
ragione di compilare liste di codice diverse dal precedente Sailor Moon S del 
Super Famicom per conseguire per cui di quest’ultimo una incollatura di 
approssimazione, ma non lo fecero. Dissero invece che il 3DO si meritasse una 
sorgente di grafiche extralusso verso i circuiti RISC, e che in atto fluente 
occorresse allontanare il quadro in luogo di scaling come il NEO GEO, e 
come a influire sulla dinamica d’incontro senzaché lo scontro rallentasse anche 
durante le fasi di proiezione degli incantesimi più sfolgoranti di raggi di luce 
che rendono la notte romantica, con quella luce che avvolge la sera bianca e 
pallida Sailor Moon, hai la luna in te, principessa di un regno che non sai 
dov’è. Nel 1995 Sailor Moon S è videogioco in grado di competere. C’erano questi 
personaggi disegnati ad arte che erano uguali al cartone animato che 
trasmettevano alle quattro p.m. su Italia 1 e che Scrotum si guardava solo per 
vedersi le sequenze della trasformazione di Sailor Moon, e seppure sul 3DO le 
Sailor accorrano pronte agghindate a festa l’ammirevole lavoro di coreografia 
sulle super tecniche fa derubricare abbastanza le occasionali assenze di postura 
iperestetica maniacale.
Quando esce 90’s Arcade Racer. Sappiamo che sarà 
un giuoco di sfolgorante corsismo al pari della versione PlayStation 4 di 
Horizon Chase e ci perdonerà il possibile lettore se non ce ne frega niente di 
Sailor Moon S. Che non è brutto, attenzione. Questo di Bandai potrebbe essere il 
Sailor Moon migliore di sempre. Introduce mosse assai eleganti e se al caso vi 
fosse ancora qualcuno disposto a combattere su televisori a tubo catodico si 
potrebbe consumare per diciamo un’ora abbondante ma adesso parliamo di questo 
90’s Arcade Racer. Hanno detto che sta uscendo per Wii uh uh uh sgrat e PC. 
Realisticamente, su piattaforma Windows PC avrà un numero di effetti di 
superiore consistenza, eppure su ambidue i sistemi il programma dovrebbe 
saldamente replicarsi a sessata fotogrammi entro tessitura in HD. Vi è un 
sistema di slide che riconduce ad OutRun 2006 Coast 2 Coast. Yu Suzuki 
sarebbe felice di giocare a 90’s Arcade Racer, installazione che riconduce molto 
a Daytona USA che dovrebbe uscire a inizio 2016 unicamente in formato digitale. 
Il che è una tragedia. Bishoujo Senshi Sailor Moon S, al contrario, risiede su 
CD; è grazie a questa formidabile invenzione se il giuoco di Bandai può 
attrezzarsi a suonare musiche digitali di tipo giapponese pop al bisogno 
ascoltabili attraverso un deputato menu di soundtest, ed è altressì per 
mezzo di questo incredibile supporto se Sailor Moon S non cesserà le sue 
funzioni come accaduto con After Burner Climax, che Sega ha recentemente rimosso 
dai circuiti Live Arcade e PSN. All’inizio, Pretty Soldier Sailor Moon sfodera 
un filmato di guazzabuglio di componenti in pre-rendering incollati su 
componimenti d’animazione tradizionale a suggerire a Scrotum che Cristina 
D’Avena era effettivamente meglio.
    
	
	