WORMS di @Luca
Abiusi
Novantacinque.
Periodo di tribolazioni per il marchio Amiga, che viene rilevato per un breve
periodo dalla tedesca Escom. Si parlava di rinascita, ma si era all’anticamera
del naufragio. Ciò non toglie che se Escom avesse assecondato la proposta del
Team17 di includere Worms nel bundle Amiga
Magic del
1200, è possibile che lo stesso avrebbe venduto qualche migliaia di esemplari in più. Invece no, dovevano
includere Whizz, l’insignificanza fatta videogioco, e quindi è giusto che siano
falliti anche loro. Ma si parli di Worms. Titolo dirompente la cui
materia si mantiene viva ancora adesso e la cui dinamica del consumo genera
a tutt’oggi il meccanismo del sequel. Worms è vermi a zampa armata aventi
l’obiettivo di uccidersi dentro a scenari che la cpu genera in modo casuale. Un titolo esemplare.
Fino a quattro giocatori in simultaneo per creare lo stato di assedio, per
insegnare la dottrina della guerra di territorio; il
giocatore è per cui alla testa di un manipolo di vermi ed ha a disposizione un
largo
arsenale di bombe a mano, bombe a grappolo, missili a ricerca, bazooka, mine antiverme.
Pur intriso della sovrastruttura che può
fornire il combattimento arcade, Worms
trasferisce archetipi di complessità sulle singole funzioni di attacco,
benché sia poi la mutazione dell’atto difensivo a ispirare la profondità
della guerriglia di strategia, dove si dovrà erigere barriere, costruire il ponte,
issarsi con gli arpioni e anche calarsi di sotto dello strapiombo col bungee jumping,
in missione di ripiego. Sessanta secondi per ogni verme: appena il tempo di pensare, inquadrare
o decidere
altrimenti. Il sadismo del Team17 vede la presenza di mine antiverme come
funghi mimetizzarsi sulle superfici perché le utenze vi esplodano di sopra
all’improvviso a offrire aggratis lo spettacolo della deflagrazione a
catena, ché l’ordigno proietta il verme altrove su ulteriori mine e boom,
boom, boom. Risate. La profondità. Se contro il computer può invero
succedere di rilevare il momento di stazione, di fianco il gruppo di umani
apposta convocato a presenziare si otterrà di retrocedere agli stadi
precambriani del gameplay, alle intelligenze bambine che litigano, mors
tua vita mea, il tuo comportamento è scorretto. Sul luogo del trapasso
compare la croce. Resterà lì fino a quando la partita non sia giunta a
termine, e ciò è divertente. Meno divertente è quando capita di finire nelle
acque al primo agguato, sulle risa dei restanti. Ma Worms è così. Scatena la
rappresaglia. L’atto di aggressione richiede immediata la ritorsione anche
se l’obiettivo si arrocca sul lato contrario degli schermi.
Picchiaduro. Il misuratore è il medesimo di
Street Fighter II
e tra le mosse speciali è altresì previsto l’Hadoken, che mostra grande utilità davanti il corso d’acqua, in
atto di lancio del verme. Vi è la mossa kamikaze. Anch’essa assai utile,
purché attuata in condizione di superiorità. E quindi vi è una serie di
armi segrete concepite per rendere incerte le fasi finali del round, e si
parla della Super Pecora, che comincia a bebelare e a
saltellare contenta e che poi cagiona la megaesplosione capace di radere al
suolo mezzo schermo, per non dire della Banana Bomb, che è di una cattiveria bestiale:
si mette a detonare frammentaria a casco, e si dirama e scatena l’inferno,
ed è probabilmente più letale della pecora. Ma i succulenti giocattoli
bisogna meritarseli; al lancio aereo, dentro a casse munite di paracadute,
finiscono puntuali sulle zone insidiose, tra due mine, sull’isolotto, sulla
cima di un trespolo. E ci si azzuffa, si improvvisa il gioco del chi prima
arriva alla cassa, e l’ultimo è scemo. La feccia umana. Ci sta il
codardo, che cerca il nascondiglio, la zona protetta, la nicchia
dove consumare l’attesa mentre gli altri si scannano. C’è il cecchino,
che usa solo e sempre il bazooka e che è in grado di calcolare la direzione del vento,
nonché di centrare bersagli con l’approssimazione del pixel. E ancora c’è il
fuggitivo, che fa largo uso della strategia della dinamite con
fuga, per cercare di fare del male a più vermi, che però poi viene
puntualmente coinvolto nell’esplosione. La grandezza di Worms. Ottimo il
comparto delle grafiche. Le animazioni sono eccellenti. Gli sfondi
realizzano dettaglio e il mare e lo sfondo sono in completo parallasse. Le
miniature striscianti si fanno amare. Si fanno odiare. L’assenza della
colonna sonora è compensata dalla rilevazione di notevoli effetti
campionati, e pertanto Worms è quello che è. Il paese dei balocchi.
Lucignolo. L’essenza dell’interazione in multiplayer.


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