Fece
bene Imagineer a decidere un modello di guida di traiettorie rallyste nel
’98 e a licenziarsi autovetture reali coi piloti reali, e a sostenere il
simulatore. Tuttavia riteniamo non siano stati veramente riprodotti i motori
delle marche rispettive come accaduto ad esempio in
Gran
Turismo, e che i programmatori abbiano scelto un sistema di guida unico con le sole
variazioni da realizzare nel pre-gara. Per essere chiari, questo può
disturbare marginalmente già che l’intenzione di Imagineer non era di concorrere con il
corsista
Polyphony ma Dio volendo di creare una specie di “alternativa
verosimile” alle trazioni arcade di Namco e Sega. Mettiamo dentro anche Konami.
I percorsi sono tre in tutto. Esiste un campionato personalizzabile sul numero dei giri
da effettuare. Il
parco autovetture risulta abbastanza esteso. Tutto sommato il prodotto
soddisfa i requisiti del corsismo di medio-alto profilo e questo è già abbastanza
per un Nintendo 64 cui fino ad allora era mancato un videogioco di guida coi
poligoni seri, con le macchine che slittano e i navigatori.
Il campionato, che ha luogo in Giappone, vede
una bella pista a valle del Fujiyama coi trafori e le curve estreme da
prendere in piegatura, e altre due strade urbane di tortuosità verso Tokyo e
Kyoto in cui urga di imparare a staccare all’ultimo; ai programmatori di
Imagineer la resezione per bivi di uso namchiano deve avere
percorrenza. Loro vi si affidano per allungare i tragitti iniziali ma anche
a recuperare quelle porzioni di megabit che un design più
dissomigliante non gli avrebbe garantito e l’espediente, pur nella mancanza
dell’animazione elicotterista di Ridge Racer che per omaggio sul ponte
visualizzava nel ’94 utilitarie giapponesi in corsa, fornisce in ogni modo
catrame alla cementificazione delle strutture e delle tessiture mobili a
margine. I trenta fotogrammi al secondo si attestano stabili. Si è viste
quattro, cinque auto allinearsi e urtare, e si è visto l’aggiornamento
mantenersi usualmente sopra i venticinque. Si avvisa una soddisfacente
estensione territoriale. I fenomeni di pop-up si limitano al necessario. Lo
slittamento è reso veramente bene: allo sterzo veloce la macchina inclina le
sospensioni e va in derapage in disinvoltura con una minima azione di
frenaggio anche optando per la trasmissione manuale, indóve si riconosce
il lavoro di fine ingegneria profuso da Imagineer, che per il rifacimento
della fisica dinamica sembra essersi affiancata ai meccanici della All
Japan Grand Touring Car Championship (adesso Super GT) e per
l’occasione aver registrate su video diverse sessioni di prova sponsorizzate
Castrol.
Imagineer è arrivata a tanto così dallo
sfornare un gran programma. Sicché, una sua certa inesperienza nell’ambito
del videogioco di corse ha inciso sulle dinamiche di spostamento
intelligente delle autovetture, che a partire dal livello “Normal” usano
dirigere al traguardo senza errore. Una infelice prova di qualifica potrebbe
per cui decidere il destino della gara successiva, quando costretti alle retrovie la conquista
del podio subisce l'ostruzione sistemica di forze superiori e manco funziona
mettersi in scia. E la cosa è vera anche al contrario
considerando che in caso di partenza in prima fila si tende a staccare le
macchine inseguenti anche commettendo errori apparentemente catastrofici. Va
comunque detto che portando il numero dei giri a un minimo di cinque la
forbice di recupero si restringa in proporzione, e tuttavia non vuol dire
che Imagineer non potesse far meglio. Ci si diverte, và. Il videogioco sta
indubbiamente al di sopra degli standard del Nintendo 64. Il design delle autovetture risulta
eccelso. E spettacoloso sa diventare il testa a testa tra due piloti umani
allo split-screen, che può contare su di una presenza
poligonale veramente alta nonostante lo sforzo di computazione. Unico
elmento a sfavore della realizzazione tecnica si rivela il sonoro, che
doveva offrire qualcosa in più se non altro nel verso della musicazione. Che
tende a ripetersi. Ma poi si viene a sapere di un tracciato bonus
sbloccabile vincendo il campionato con il settaggio a ventiquattro
giri, e si passa volentieri sopra la questione del suono. Invero, il
corsista fu al lancio assai sottostimato: la concorrenza a trentadue bit
poteva sfoggiare nomi pesantissimi come Sega Rally e V-Rally, ma City
Tour GrandPrix è titolo abbastanza longevo da potersi ricavare una
posizione di prestigio all’interno del genere, sulla base della sua natura
non completamente simulativa, né realmente arcade.

