AMEGAS
di @Luca Abiusi

amegas_cover2.png (123138 bytes)La consistenza dei materiali di rivestimento. L’oscillazione della gomma, anziché il cristallo; dell’urto si accusa il ritorno di suono di una palla magica che rimbalza su di un qualcosa di mediamente solido, il compensato della porta, un muro. Si deve fornire il metro dello spazio di alienazione e assoluta invarcabilità, se no verrebbe meno Arkanoid e il cimento urticante, la malattia dello schermo inchiodato sulle strisce diagonali verticali, l’incubo della super proiezione da restituirsi assicurata in pacco celere 3 su coordinate laterali orizzontali, di sopra, dove non batte il sole e il singolo mattone attende, una situazione di generale imbarazzo cui mai si vorrebbe ubbidire ai comandi di questo Vaus di semi-concorrenza utile ancora allo spostamento di precisione anche in mancanza dello spinner, che avrebbe fatto comodo, per quanto il mouse adempia agile al suo ruolo di vicario a forma di carro armato, edizione Amiga 500, ché arrischiare periferiche compatibili sminuirebbe la funzione di Amegas, il Breakout per soli amighisti.

Al posto delle capsule si è messe le tessere, ma il videogioco è come appare: palanca, biglia, parete in mattoni. Tuttavia Guido Bartels, fior di programmatore di ambienti assembler in sedici bit che avrebbe troppo presto cessato di insegnare game design, innesta già nell’Ottantasette la sovrascansione del monitor per così doppiare in larghezza il verticalismo del modello arcade; Amegas è l’imperitura dilatazione geografica di Arkanoid. Non vi è un pixel che non sia frontalmente vinto al gameplay e per cui non si debba terminarsi i riflessi, sorbiti oltre il margine di resistenza gravitazionale del respingente che soffre, che vorrebbe l’upgrade del laser, o il tassello femmina del warp. Vi è la sostanza dei titoli più logoranti del reparto-feccia della sala giochi dietro la Banca del Mezzogiorno, l’inavvicinabile ala est di un garage avente un telo per porta d’ingresso e un magnaccia per proprietario, e leggenda vuole che furono in tanti a non esservi sopravvissuti, nel novembre dell’Ottantanove, quando ci fu la storia dei bambini che scomparivano. Amegas uccide. Immette le icone della morte istantanea (killer stone) e s’inventa mattonelle a tocco numerato, a moltiplicazione, a risoluzione dell’ostacolo (jumper stone). Al che Bartels, astuto, invoca volentieri il level design della dissezione per disporvi da un lato il materiale bonus e a riflesso le muraglie da abbattere in previo acquisto del primo.

L’infallibilità del criterio della collisione. Il compenso del tiro trasversale mosso in recupero all’avanzo del riflesso, in operazione di salvamento; il videogioco, sensibile al controllo manuale, inizia all’uso intensivo dell’istinto seppure in contro una razionale maniera di montaggio del potenziamento, i tipi di armature che hanno fatto il prototipo del power-up di alterazione del territorio e dei suoi tempi, allo spasmo del laser, al triplicarsi della sfera, il cangiare la dimensione di tanto astromezzo semiautomatico che per suo, bisogna dire, modernizza il sistema di armamento fino ad addestrarne l’attivazione in pressatura del tasto di sinistra e sempre che il premio in zeppa non sia l’effetto calamita che Noi si detesta, poiché nel caso si dovrà straniarsi, guardare a un extra di miglior reputazione qual è il rosa del balzo al quadro superiore, dove c’è più colore, un uso maggiore dei migliori pennarelli Amiga a gradiente rosso verde blu. L’animazione spacca i sessanta. Benché essenziale, il programma è un notevole tributo in sedici bit alla continuità del genere navetta e pallina finanche sul fianco dell’incisione strumentale, durante i titoli, commento vibrante in ottimo tracker e campioni di libreria messi a disposizione della scienza, e sarebbe anzi conveniente ubicare l’opera di Bartels nel cerchio del clonaggio molecolare d’alta manifattura, nell ’Ottantasette, davanti a Crystal Hammer e Krypton Egg, assai prima che il settore venisse saturato da schieramenti di repliche di modesta rilevanza.









 

  Piattaforma Amiga OCS
  Titolo Amegas
  Versione Europea
  Anno immissione 1987
  N. Giocatori 1
  Produttore Pandora
  Sviluppatore reLINE Software
  Designers Guido Bartels, Gib Grabosch, Uwe Grabosch
  Compositori Guido Bartels, Karsten Obarski
  Sito Web ...?
  Sist. di controllo Analogico - Mouse
  Numero tasti 2
  Orientamento Orizzontale
  Scrolling Assente
  Formato Floppy Disk
  Numero supporti 1
  WHDLoad Sì [link]
  Genere Breakout
  Rarità
  Quotazione 10 - 15 €
  OST No

 

Un anno dopo Amegas Guido Bartels realizza Crystal Hammer, breakout di comparabile struttura. Il titolo verrà altresì convertito per sistemi PC MS-Dos. L’ultima apparizione di Bartels nel ruolo di game designer la si avrà in Dyter-07, terminato il quale il nostro avrebbe definitivamente abbandonato la scena.