BARBARIAN: Der Mächtigste Krieger
di @Luca Abiusi

Ricorrere a Maria Whittaker, per la copertina di Barbarian, si rivelò una strategia vincente. Del resto la sua quarta misura abbondante otteneva seguito anche fuori dall’Inghilterra, e si profittò per cui a ribadire sul Commodore 64 questo stereotipo maschilista et nichilista di carnosità che la saga di Conan Il Barbaro aveva concorso a sdoganare presso gli interlocutori di cose fantasy; fu tra i primi titoli europei a fare uso di modelli umani, e benché le seminudità della Whittaker avessero in effetti scandalizzato i membri (evidentemente pendenti) del partito conservatore, a portare contestazione furono invero i contenuti gore, i fiotti di sangue. Al centro del gameplay sta la violenza. Si deve combattere e uccidere con tanto di spada, e possibilmente decapitare, col fluido rosso ben visibile a schermo come mai lo era stato nel settore del videogioco; Barbarian, pur coetaneo alla rivoluzione del beat ’em up arcade realizzata da Capcom per mezzo di Street Fighter, introduce, a fine Ottanta, l’idea viscerale del picchiaduro a incontri.

Palace vuole che il combattimento barbarico sia disposto alla tecnica. Inventa quindi virtuosa il sistema di controllo di trasformazione del fendente, che anche col pulsante singolo stia evidentemente a incidere sulle strategie; la parata, elemento grossomodo trascurato (e trascurabile) nei precedenti beat ’em up del sessantaquattro, è colpo che adesso si carica di variare il tempo del gameplay pur riferendo lo schema della complicanza, perché la performazione rispetti i requisiti del sincronismo. Vi è altresì il calcio. Mossa che serve, attaccati all’avversario, nel mentre questi si attende la spazzata a volteggio, e invece ecco il diversivo; breve sottrazione di energia e si può continuare con la tattica dello sfiancamento, attivando via diagonale bassa l’ancoraggio alle caviglie che cagioni la caduta di spalle, per tranciare eventuali ritorni di spada, e poi in sicurezza agire con un attacco verticale spaccacranio, utile a minare le convinzioni dell’altro. In verità, il duello può aver termine in mezzo secondo, purché si centri il taglio della testa, in virata: mossa lenta, prevedibile nonché eludibile, ma che quando entra determina intero il senso dell’opera.

Barbarian si pianta sulle terre, creando volume; dispone talmente bene degli otto bit che il cimmero diventa una icona di muscolature, sostituto in pixel di sì tanto Schwarznegger che per nulla è ridimensionato in prestanza, nel movimento frame per frame, prossimi a scenari che mutano lo stile e di colore nella foresta, dopo i tramonti a valle, fino a che le segrete dove il re malvagio osserva non diventano il luogo della resa dei conti. Steve Brown, già designer di Cauldron e Cauldron II, lavora col pastello. Ricava le atmosfere dei racconti del nord. Consegna la sequenza del goblin che scalcia la testa e si trascina via il cadavere, alla eco delle sue risa. E poi, beh, non può che irrompere il tamburo pesante di Richard Joseph, per fare che il videogioco diventi millenario. E può suonare ruvido il canto delle gesta eroiche, barbariche di trombe scordate come di pietre che franano dalla montagna, come montagna che si spacca al martello dell’unno con l’elmo con le corna. Amiga e ST se le sarebbero ascoltate di notte le violente sinfonie, e si può dire che l’edizione Commodore 64 sia da considerarsi centrale fra le rimanenti altre, che evidentemente portavano il limite della conversione del SID; Barbarian sta avanti, nell’87. Il suo duello all’ultimo sangue avrebbe fatto scuola, ma sarebbe pur rimasto unico entro il genere dell’uno contro uno per questo teatro di sadismo e alta virtù delle armi, arte della gestualità del ferro.












  Piattaforma Commodore 64
  Titolo Barbarian: Der Mächtigste Krieger [EU: The Ultimate Warrior] - N. AMERICA: Death Sword
  Versione Tedesca
  Anno immissione 1987
  N. Giocatori 1/2
  Produttore Palace Software
  Sviluppatore Palace Software
  Designers Steve Brown, Stanley Schembri
  Compositore Richard Joseph
  Sito Web ...?
  Sist. di controllo Digitale - Joystick
  Numero tasti 1
  Orientamento Orizzontale
  Scrolling No
  Formato Cassetta / Floppy Disk
  Numero supporti 1
  Multiload
  Genere Beat ’em up
  Rarità
  Quotazione 50 - 70 €
  OST No

 

Su suolo nordamericano Barbarian, i cui diritti di distribuzione in loco erano stati acquisiti da Epyx all’inizio dell’88 in tempo per consentire trasposizioni Apple II e PC MS-Dos (quest’ultima in monocromia CGA) che non facessero troppo rimpiangere la versione Commodore 64, diventa “Death Sword”. Eppure è in Europa che Palace Software ottiene la sua migliore vetrina vista la quantità di conversioni che nel giro di un anno avrebbe licenziato verso i sistemi da gioco più diffusi, tanto che vennero perfino realizzate, dalle indipendenti Muffbusters e SF, apprezzabili traduzioni non ufficiali per Commodore Plus/4. La versione Amstrad CPC, commissionata a Andrew Fitter, risulta graficamente sontuosa. Su Spectrum (Shaun Griffiths), pur attraverso l’uso di una licenza estetica che avrebbe visto i barbari opponenti indossare l’elmo, il videogioco manifesta sprite grossi e mirabilmente animati. Più convenzionale, nonché meno riuscito per via di una percepibile asincronia fra sistema di controllo e animazioni sovviene essere il port Acorn Electron/BBC Micro, che è altresì penalizzato sul fronte del suono. Discreto l’adattamento a 16 bit per i sistemi Commodore e Atari: inizialmente sviluppato su Atari ST da Gary Thomson per venire presto traslato su Amiga da Richard Leinfellner in regime di 32 colori, il prodotto denota un coerente rifacimento delle grafiche originali; le animazioni vengono arricchite di ulteriori fotogrammi, ciò nondimeno la fluidificazione dello scontro comporta nel single player un sensibile sbilanciamento della difficoltà. Nel corso del 1993 L.K. Avalon realizza per la gamma di calcolatori XE/XL a 8 bit della Atari. Gli sprite vengono ridisegnati così come gli sfondi, eppure anche qui, ma in modo più marcato rispetto ai 16 bit in ragione di un ulteriore incremento del framerate, il giuoco risulta a schermo confusionario e difficilmente gestibile anche in multiplayer. Nel 2009 – ma con build giocabili risalenti al 2003 – l’etichetta indipendente TDB Soft realizza di Barbarian un remake formato Windows PC, Linux e Mac OSX, che è alquanto significativo per il notevolissimo remix della colonna sonora. Tecnicamente meglio riuscito il remake in flash del 2014 sviluppato da Luxregina. Che tuttavia avrebbe riutilizzato le musiche del precedente adattamento TDB. In copertina europea, il barbaro di fianco alla Whittaker è Michael Van Wijk, culturista inglese classe ’52 che proprio grazie alla ribalta del videogioco riuscì a ottenere, a fine ’80, apici di notorietà che gli avrebbero assicurato contratti per una serie di book fotografici e comparsate televisive. Nel 1996 avrebbe interpretato Sir Henry de Bohun nel film “The Bruce”.