DANGUN FEVERON
di @
Luca Abiusi

Ketsuicover2.GIF (43369 bytes)Il manic shooter, nato a metà anni ’90 come branca revisionista dello sparatutto a scorrimento, si propone di estremizzare le caratteristiche dello shoot ’em up classico attraverso il completo riempimento dello schermo. In questo sottogenere la navicella possiede un punto debole centrale, generalmente grande quanto un pixel, avente la funzione di ammorbidire una condizione di sparo altrimenti insostenibile. Molto apprezzato in Giappone, tanto da collocarsi come ultima testimonianza di continuità con la sala giochi degli anni ’80, il manic shooter si identifica nella software house che, di fatto, ne detiene la paternità: la Cave. Nel 1998 Dangun Feveron era il quarto titolo targato Cave ad approdare in arcade, dopo gli apprezzati Donpachi, Dodonpachi ed EspRa.De., e prevedibilmente non modificava le caratteristiche che questi ultimi avevano imposto come standard. Tuttavia qualcosa è cambiato: in Dangun Feveron la velocità del mezzo volante si decide prima della partita, quindi non in fase di gameplay come variante allo sparo continuato. Ma le “novità” vanno oltre le semplici variazioni dinamiche.

Diversamente da quanto avvistabile nei due “Donpachi”, il nuovo sparatutto Cave concede fasci d’attacco potente (powerful attack) e trasversali da attivarsi a fissatura del pulsante primario. Nello specifico, si opterà per il Lock On, il Bomb e il Roll Type. Il primo consiste in un raggio a serratura del bersaglio che è simile, per funzione, al fascio serpente di Raiden DX. Divergente la seconda opzione per il supporto supplementare continuo di bombe aeree e consistente la terza, col suo sistema di difesa a caricamento che disegna una barriera circolare attorno l’astronave avente possibilità di scarico di energie. Vi sarebbe larga possibilità di scelta, ma si finisce sempre con il fascio alla Raiden II. Un titolo di proiettili veloci, questo Dangun Feveron, dal livello di resistenza elevato che però garantisce una manovra maniac a schemi (schermi) evolutivi. Eludere le palline supersoniche appaga parecchio in fase di slalom, e se sopravvivi ti senti qualcosa di vagamente superiore. La opera Cave reclama ritmo, concentrazione massima, capacità di previsione. Inutile scansare lateralmente gli attacchi: devi passarci in mezzo, affrontare il pericolo a testa alta, portare a mente tutti gli spazi di evasione che si creeranno tra le ragnatele di laser e bombe. Per quanto ossessivo e riempitore, Dangun Feveron appresta l’intrattenimento puro nel caos della convulsione e del fracasso.

A questo punto sembrerebbe di trovarsi con una semplice evoluzione di Dodonpachi, ma non è precisamente così. Il fulcro di Dangun Feveron non vige tanto nella grafica o nel sistema di gioco quanto nel suo autocertificarsi disco shooter già dal sistema d’acquisizione riguardante certi omini in silhouette psichedelica, per cui Dangun Feveron si immette negli anni ’70 anima e pixel in quanto febbre del sabato sera nello spazio e assume luogo sul raggiro acustico glitteroso, funky, un po’ zatteroide. Disco music in dosi massicce per realizzare il gameplay che spara brillantina e polvere di stelle e saturare notevolmente l’azione a video tracciando i metodi della percezione e del movimento. Si spara immaginandosi al centro di una pista spaziale, catenina, una disco ball che riflette luci violastre la colonna sonora è tutto. Fra schitarrate di black music, disco funk e sviolinate molto fantasy ci si sorprende estimatori del kitsch, e si vorrebbe essere Tony Manero, John Travolta. Gli arrangiamenti, in particolare, riflettono con chiarezza la vocazione settantesca del team dei musicisti. La PCB suona. E non sembra suonare suoni digitalizzati; come in sala da ballo, Dangun Feveron si scatena trascinando il giocatore in un musical spaziale in bilico tra il rosa delle paillettes e il rosso dei sandali di trenta centimetri, ma lo fa con stile. La scienza del decennio discotecaro viene da Cave ripercorsa scrupolosamente grazie alla fusione di colori e musiche a tema, per infine risultare centrale nel definire il tempo di questo manoscritto maniac rivolto alle epoche d’oro dei Bee Gees. La funzione ludica, pur manifesta, è in Dangun Feveron solo secondaria.






 

  Piattaforma Coin-op
  Titolo Dangun Feveron - 弾銃フィーバロン - WORLD: Fever SOS
  Versione Giapponese
  Anno immissione 1998
  N. Giocatori 1/2
  Produttore Nihon Systems Inc.
  Sviluppatore Cave
  Designers Naoki Ogiwara, Hiroyuki Tanaka
  Compositori Ryuichi Yabuki, Nanpei Misawa
  Sito Web www.cave.co.jp 
  Sist. di controllo Digitale - Joystick
  Numero tasti 3
  Orientamento Verticale - Tate Mode
  Scrolling Verticale
  Risoluzione 320 x 240
  Formato PCB - CAVE 68000
  Emulazione Completa [testato su MAME]
  Genere Shoot ’em up
  Rarità
  Quotazione 250 - 300 €
  OST Sì [Dangun Feveron, 1998, Scitron Label]

  Per mezzo di un cheat code è possibile sbloccare e quindi rendere usabile come nave supplementare il gatto di Uo Poko, puzzle game Cave del ’98. Nello schermo dei titoli, e dopo aver inserito la moneta, si prema: giù, su, destra, sinistra, su, giù, sinistra, destra, start. Il personaggio è radicalmente diverso dalle navette standard, e difatti non può usare armi speciali. In compenso, possiede una notevole velocità di spostamento.