LUPIN III - Il castello di Cagliostro
di @Luca Abiusi

Niente niente ci si ritrova per luoghi di frontiera, a provare a desbrigarsi tra nozioni d’ingegneria aeronautica e versi di poesia campestre. In quanto che la poetica cinematografica di Hayao Miyazaki non è solo di autogiri ma di parole decantate, perfettissime di fanciulleríe giusto a poco fiabesche, donzella chiusa a chiave nella torre, guidatori di Fiat 500 superpotenti, duchi conti, tesori sommersi. E sta che il Lupin III che si vede in Cagliostro, pure lungi dal divenire il cavaliere senza macchia adottato da una certa cinecritica tuttora bivaccante dietro alla giostra hollywoodiana de “La città incantata”, ben si presti al taciuto atto dell’infatuamento, nei termini di una vulnerabilità che infine si rivela, già che Fujiko era più un discorso mentale mentre Clarisse, beh, lei ti scuote nel profondo. La figura del ladro non è che muta: evolve. E l’idea, or ora insinuatasi, circa che Il Castello di Cagliostro potrebbe essere il miglior film di Miyazaki prende forza nell’eufonia del tratto iniziale, quando ti si incominciano a illuminare gli occhi. 

E sì che a rivendicare sceneggiature doveché sai che tutti tranne che uno si opterà col vivere per sempre come minimo, e vuoi comunque sentirtele dire dovessi anche morire ti guardi Cagliostro almeno diverse volte consecutivamente, a mo’ di individuare in esso elementi che ti erano scorsi per davanti ma che ti eri scordato di annotarti, datoché ci era stato questo dato soggetto di campo totale – cui Miyazaki sarebbe ricorso in ogni singolo suo film successivo – quanto di radure o ruderi di manieri di fine Rinascimento, muschi, statuame riportante alla gioventude di un Lupin III che sostiene che lì c’era già stato, nel tempo stesso in cui si oggettivizzano le trame del ricordo e del mistero, contro di argomentature trasverse su di un che di camera delle torture, cose di avventure, Guardie Reali, intrallazzi diplomatici sarabande, arcivescovi, matrimoni. Lo stile trasgredente all’uso di Kazuhiko Katō, detto Monkey Punch, deve solo che secondare Maurice Leblanc e le sue francesità, direttamente dalle righe di “Arsène Lupin e la contessa di Cagliostro”, ancor che poi Miyazaki se le riscriva per discrete parti, a farne scritti personali da mettere dentro a questo nastro di opacità trasparente, bucato sulle coste, ché davvero che Cagliostro vuol disseminare grande cinema complessivo, un contenitore di balocchi e mirabolanti intorni.

Stiamo provando a isolare ’sto color vivo di cartone animato sul quale hanno dato un getto di aerografo, poi che si induce un fattore di solventi rimanenti nell’aere che sa coglierci soltanto dopoché il film si è concluso, e sarebbe stato identico per “Nausicaä” fino a “Si alza il vento”, una idea che non sai bene cos’è ma che c’è, un sentimento nostalgico, un voler non fuggire via da una storia che ti riporta alle storie che ti raccontavano quando avevi tre anni, per farti addormentare, quelle che ti facevano fare i sogni belli dei castelli e dei re; non ce n’è: la opera di Miyazaki asserisce come nel retro di un film di animazione non debbano esservi le animazioni appena, ma perlomeno sottili e ulteriori implicamenti riguardo al senso del periodo scenico, la facultà di porre a interrelazione parlato e gesto intorno al culto delle forme gentili, mirabili di già ne “Il principe del sole - La grande avventura di Hols”, allora che a dirigerlo avevano messo Isao Takahata. Ci siamo appuntati la ultima frase di Zenigata. E questi suoni di fondo malinconici che al di fuori di Cagliostro non riusciremmo a recepire, e pur vorremmo recuperarne il vinile, precipitarci in taxi da Kihara Toshie e dirle che se per caso non glie lo avessero detto ancora è la migliore solista mai vista, ché ci son cose che non devono venire dal tempo malviste neppure quandochè le si è ascoltate per la milleunesima volta, ché tal dev’essere il numero di visioni messo insieme per Cagliostro da che si era in terza elementare, lo trasmisero in televisione, ci sembrava che era un episodio della serie regolare ma più bello, tantoché ci rammentiamo che ci telefonò il compagno col fiato corto per dirci di spostare su Italia 1 che ci stava Lupin con la 500: «madò sto guardando, proprio tale e quale alla 500 che ci ha mio padre...».     












  Classificazione Film d’animazione
  Titolo originale Lupin the IIIrd - Cagliostro no shiro - ルパン三世 カリオストロの城 -
  Provenienza Giappone
  Prima immissione 1979 / Cinema
  Produttore TMS Entertainment
  Regia Hayao Miyazaki
  Fotografia Hirokata Takahashi
  Soggetto Maurice Leblanc, Hayao Miyazaki, Haruya Yamazaki
  Character design Hayao Miyazaki, Yasuo Ōtsuka
  Mechanical design //
  Dir. animazione Yasuo Ōtsuka
  Compositore Yūji Ōno
  Sito produttore www.tms-e.co.jp
  Formato 4K UHD Blu-ray
  Edizione Italiana [Yamato Video / Anime Factory]
  Anno edizione 2021
  Numero supporti 2
  Lingue IT / JP
  Sottotitoli IT
  Rapporto 1.85:1
  Compatibilità Region B
  Durata 100 min
  Episodi //
  Reperibilità Buona
  Prezzo 25 € circa
  OST Sì [Lupin the 3rd The Castle of Cagliostro, 1979, Nippon Columbia Co., Ltd.]

 

Il castello di Cagliostro esordisce in Giappone nel periodo prenatalizio del 1979. È il primo film di Hayao Miyazaki. Un piano distributivo circa il mercato internazionale viene dapprima avviato per Brasile e Italia, dove la serie televisiva di Lupin III otteneva crescente riscontro, per poi toccare dall’inizio degli anni ’90 Stati Uniti, Regno Unito e l’Europa restante. In merito alla localizzazione italiana, è noto che il film ha beneficiato di tre diversi adattamenti: l’ultimo dei quali, risalente al 2007 e realizzato da Yamato Video in occasione della distribuzione cinematografica postuma è da considerarsi di riferimento, vistoché, oltre a presentare dialoghi e sottotitolature corretti ripropone il cast dei doppiatori della serie TV, incluso Roberto Del Giudice, mai interpellato in merito ai primi due adattamenti. La prima edizione home video del film, relativamente all’Italia, esce nel ’92 dietro produzione Yamato Video (secondo doppiaggio: si riscontrano diversi errori di traduzione). La versione Storm Video, uscita nel 2003 in DVD, conterrà anche il doppiaggio dell’84 realizzato dal Gruppo Trenta. Nel 2007 una seconda edizione DVD edita da Yamato Video segue il lancio del film al cinema, proponendo l’ultimo adattamento, che sarebbe poi stato reinserito sul versante Blu-ray del 2012 come nel 4K UHD Blu-ray del 2021. L’Italia è dunque il primo paese europeo a beneficiare del nuovo telecinema, col quale vengono opportunamente ripristinati i valori colorimetrici dell’originale internegativo, pure a fronte di un uso sistematico del DNR, che in taluni casi attenua il dettaglio disegnato. Degno di plauso il lavoro di riversaggio e stampa svolto da Yamato Video/Anime Factory, ancorché avaro di contenuti extra.