BENEATH A STEEL SKY
di @Luca Abiusi

steelsky.JPG (9538 bytes)Parve poco più che discreta, la Revolution di Lure of the Temptress. Ma nel ’94 Beneath a Steel Sky intende farle compiere il balzo verso cose non viste, per lasciare indietro Sierra Entertainment e magari surclassare nientemeno che LucasArts; all’analisi della narrativa del prodotto ultimo non si può che scrutarvi la reinvenzione della avventura grafica, che era per lunghi anni rimasta incagliata sulla verve degli scrittori senza mai svecchiarsi nell’intessitura. Sennonché Beneath a Steel Sky evita di porsi a mo’ di alternativa agli adventure più in vista. Il proposito, semmai, è di conquistare lo stadio ultimo dell’evoluzione della specie instillando all’idea del punta e clicca il cavillo della cooperazione: l’atto dell’intrattenere diventa secondario. Si fa in modo che a tramare l’ordito della consumazione intervengano le scritture più innovative e le meglio strutture a puntatura, sicché il protagonista un po’ fordiano rifà allora Rick Deckard, a tracciare i connotati del noir di fantascienza e determinare il percorso a incastri. 

Il principio d’interazione spaziale studiato dai realizzatori è istantaneamente interessante nella fase di comunicazione con l’androide amico, co-protagonista stereotipo, ma solo esteriormente. Gli si dovrà impartire lezioni comportamentali riassumibili in ordini più o meno complessi da fargli assolvere come estensione dei – limitati – movimenti performabili da Foster. La città-stato immaginata da Revolution è chimerica: sono i robot, le menti artificiali a condizionare la umana routine della sopravvivenza, che sotto il cielo d’acciaio è frazionata in tre strati sociali protesi in altezza. Il settore a pian terreno appartiene alle classi privilegiate. Quello ultimo al ceto più basso. Una suddivisione che si percepisce anche dal registro cromatico, che se nei piani superiori tende al grigiastro già nei settori intermedi si schiarisce, fino a divenire floreale a Livello Terra. Lo schema del controllo e dell’ordine, cui la società sembra immolarsi inerme, robotica, devìa la funzione stessa del gameplay, le mansioni del dialogo e della combinazione degli oggetti, pratiche funzionali alla economia del genere ma dettagli secondari all’interno del macrocosmo distopico – stracolmo e ferroso – che gli eventi suggeriscono e anzi aggravano a fondamento. Beneath a Steel Sky è l’allacciamento neuronico al supercomputer LINC – avventura nella avventura, la fase più borderline di uno script solo apparentemente cyberpunk – regolatore del mondo, nel cui labirinto surrealista si è navigatori alla deriva ma dalla cui materia si estrarranno gli indizi più alimentari alla direzione terminale, metafisica e atterrente.

La fantascienza di David Sykes, pure alleggerita dal cliché umoristico-demenziale di estrazione gilbertiana, è chiaramente inquisitoria; dalla primordiale e selvatica Radura prende luogo la resistenza al progredire tecnologico – che è visto come piaga fascistoide e militarista – per spostare le cronache su di una riflessione politica che inquadri la urbanizzazione come frenante della umanizzazione. L’affresco è adulto e viene restituito mirabilmente da un punto di vista ingegneristico, ancor prima che estetico. Vi è del lavoro progettuale votato al futuribile sul retro dei disegni intricati e pregni di ruggine di Union City, megalopoli-incubo menzionante il Brazil di Terry Gilliam in seno ad architetture Gestapo da giustizia lampo in trentadue colori ECS. I duecentocinquatasei della edizione MS-Dos eran troppi, finivano per impastarsi, e si pensò (erroneamente) che le grafiche fossero state dapprima dipinte su risoluzioni PAL e poi ritoccate in standard VGA col Personal Paint. Sta di fatto che gli arancioni e le tonalità rosso apocalisse sono di un evocativo che sulla macchina Commodore mancava dai tempi di Future Wars, e che il dettaglio è pure ancora più pesante che in LeChuck’s Revenge. La scorrevole animazione, oltremodo manifesta nell’iniziale pre-rendering dell’elicottero che precipita in mezzo ai grattacieli e i fumi tossici, tende a rimanere costante fino a chiusura, quando il ruolo deviante del nostro è scoperto, con buona pace di chi si aspettasse l’ennesimo, prevedibile messaggio d’amore. Sebbene quindi Beneath a Steel Sky venisse accostato, in pieno ’94, al retaggio degli adventure tradizionali di fine anni Ottanta, si ritiene che il titolo debba trascendere i generi, e poi riferirsi alla elite dei videogiochi più influenti.










  Piattaforma Amiga ECS / OCS / CD32
  Titolo Beneath a Steel Sky
  Versione Italiana
  Anno immissione 1994
  N. Giocatori 1
  Produttore Virgin
  Sviluppatore Revolution
  Designers David Sykes, Adam Tween, Dave Gibbons, Les Pace, Paul Humphreys
  Compositori Dave Cummins, Tony Williams
  Sito Web www.revolution.co.uk
  Sist. di controllo Digitale - Joypad / Analogico - Mouse
  Numero tasti 2
  Orientamento Orizzontale
  Scrolling Laterale
  Formato Floppy Disk / CD-Rom
  Numero supporti 15 / 1
  WHDLoad Sì [link]
  Genere Adventure
  Rarità
  Quotazione 30 - 40 €
  OST No

 

In effetti i 32 colori del versante Amiga redono possibilmente meglio che su MS-Dos per una avvertibile maggiore coerenza degli accostamenti, oltreché per il sensibile aumento del dettaglio. In proposito, la conversione dalla palette a 256 venne ultimata in due giorni da Adam Tween. Il titolo è contenuto in 15 dischetti, ma si provvede opportunamente a renderli installabili su hard disk. È comunque consigliabile usufruire dell’installer WHDLoad, che va a risolvere qualche occasionale bug di accesso al disco riscontrabile al tempo su Amiga 1200. In quanto all’edizione CD32, che risulta in ogni caso mancante della palette estesa dei chipset AGA, si deve rilevarne il parlato digitale con opzione di sottotitoli in inglese, tedesco, francese e italiano. Curiosamente, in front cover la presenza dell’italiano non è segnalata. Le tavole a fumetto del comic book allegato al videogioco sono opera di Dave Gibbons. Il medesimo artista avrebbe nel 2009 realizzato i filmati extra per Beneath a Steel Sky Remastered (iPhone e iPod).