OTAKU NO VIDEO
di @Luca Abiusi

Trovandosi a uscire negli anni in cui Gainax orbitava ai suoi massimi era pure comprensibile che Otaku no Video si designasse a docu-anime di tendenze meno leggere rispetto a quanto pareva che poteva essere, così a scrutarne il design convenzionale e per il suo appoggiare la otakizzazione del mondo anche, accollandosi il rischio di buttarla sulla farsa; ma i due OAV sanno invero sviarsi la facile ridicolizzazione dello status sociale del nerd, in capo a situazioni di convention doujinshi underground e deviazioni che nel peggiore dei casi evocano una loro rispettabilissima filosofia pagana, riflettendo questa resistenza all’indice razziale che rifinisce più in là della stretta nippofilia, in uno schema più assoluto, verso colui che per ragioni ideologiche sceglie di essere diverso; la direzione di Takeshi Mori, in tal merito acuta, dà provocatoriamente spazio al giovine aitante e di bell’aspetto, per seguirne l’involuzione/evoluzione dall’incontro con l’amico del liceo che si compra le action figure alla definitiva conversione, che sarà totale, di netta rottura col rampante passato recente. Il regista poteva essere in Gainax da sette minuti ma il fatto non è di ostacolo alla proliferazione di cenni autobiografici. C’è uno che si chiama Tsurumaki, portando esempi. Cose di televisione verità e fiction s’interscambiano a testimonianze finto-amatoriali di otaku pentiti, e inoltre c’è la componente dell’animazione, sempre di livello medio-alto contando l’assenza dei pezzi grossi. Ma dicono che sezioni di sceneggiatura vennero scritte da Hiroyuki Yamaga.

Si poteva restare ai cubicoli dove le persone giapponesi parlano di fucili semiautomatici ad aria compressa nel durante che si consultano le videocassette con le maghette, il consumatore avrebbe anzi reso grazie, allora dunque il regista inquadra, per forza di negazione, una saga di antieroi conquistatori che da ghettizzati quali sono si promuovano a capitani miliardari dell’industria del modellismo, se non per ritrovarsi estromessi in men che non si dica, e tornare a mettersi in coda per l’ultima sailor in vinile a stampa limitata. Si mastica amaro. Malgrado la piega romanzesca che gli OAV arringano nell’escalation a dir poco ilare che vedrà i nostri erigere il parco divertimenti “Otakuland”, e parimenti concepire la sexy-streghetta dei sogni, questi rimarranno, al giudizio del giapponese medio, parassiti di cui la collettività dovrà disfarsi; il bellissimo finale è per cui metafora del desiderio di riunirsi a un luogo onirico di oltrevita, e di giovinezza eterna, al caso riportandosi al Nautilus di Fushigi no umi no Nadia, in una Tokyo sommersa e post-radioattiva del 2035 da ossequiare in tenuta spaziale bianca e rossa, ché si parte alla conquista della Stella degli Otaku, l’astro più luminoso della costellazione di Andromeda.

Opportunisticamente, le riprese dal vero restringono il costo cumulativo del girato, ma di lato risvegliano l’attitudine multifunzionale – e sperimentalista – della videoripresa, quasi che a ristoro di un collage che finirebbe dritto nel Dizionario teorico e critico del cinema di Jacques Aumont se giusto appena costui sapesse di anime differenti da Akira, e avrebbe dovuto saperne. Il docu-anime medesimo racconta l’interesse straniero nell’inciso delle sottoculture coincidenti a levante, riflettendo su di un fenomeno già da tempo delocalizzato, importabile da caucasici estimanti i Pizzicato Five che vorrebbero sentire come suona il suono della Mecca, lo Stato insulare del Padiglione d’oro di Kyoto. La patria di Magica Emi. Tuttavia, la schematica divulgazione di Otaku no Video è estremamente colta; tratta il feticcio secondo le modalità che ci si aspetterebbe da un reportage trasmesso a pagamento da Discovery Channel, analiticamente, nella profilazione verisimigliante dei tempi metalinguistici e i modelli estetici del mōs maiōrum pre-imperiale. Recasi un chara design di basso ottantismo disegnato su grammatura liscia uniforme, al fotogramma sul trasformamento ammiccante, adesso scolaretta e in seguito coniglietta coi superpoteri e un mecha design che va ancora più indietro, incontro alla Fortezza Superdimensionale cui il Mega Robot di Otakuland si ispira, e sulla quale il soundtrack intende modellarsi traverso strofe di super enfasi e Lynn Minmay.       









  Classificazione Serie OAV
  Titolo originale Otaku no Video - おたくのビデオ -
  Provenienza Giappone
  Prima immissione 1991 / Home video
  Produttore Gainax, Toshiba EMI
  Regia Takeshi Mori
  Fotografia Sadashi Sano
  Soggetto Toshio Okada, Hiroyuki Yamaga
  Character design Kenichi Sonoda
  Mechanical design ...?
  Dir. animazione Hidenori Matsubara, Takeshi Honda
  Compositore Toshio Okada
  Sito produttore gainax.co.jp
  Formato DVD-Video
  Edizione Italiana [Dynit]
  Anno edizione 2004
  Numero supporti 1
  Lingue JP
  Sottotitoli IT
  Rapporto 1.33:1
  Compatibilità Region 2
  Durata 100 min
  Episodi 2
  Reperibilità Buona
  Prezzo 5 € circa
  OST Sì [Otaku no Video ★Original Sound Track, 1991, Toshiba EMI]

 

Animeigo realizza in DVD nel 2001, per il Nord America, come prima versione digitale licenziata al di fuori del Giappone. Visto che i master audiovideo dell’anime vennero smarriti – assieme a quelli di Punta al Top! GunBuster – la realizzazione di eventuali doppiaggi risultò eventualità da escludere. Quindi anche il versante italiano del 2004, prodotto da Dynit, è unicamente sottotitolato. Edizioni rimasterizzate in HD usciranno per il Giappone nel 2014 e per le Americhe – in versione region-free mediante vendita diretta dal sito Animeigo – nel corso del 2019.