PROJECT A-KO: Perfect Edition
di @Luca Abiusi

Poiché succede lattigeno animato sottovento, e ci è volontà di scuotere abbestia tutte quante le astrocomponentistiche di cambiante struttura e gigantezza, a rischio di una qualche mezza inquadratura un minimo statica ma pure prèsso che a falsariga di un cercato disegno di postazione, tra i rodovetri dell’anime post-Urusei Yatsura, soggetto irriverentissimo, character design di Yūji Moriyama, regia di Katsuhiko Nishijima. Il quale non aveva mai diretto. Ma che aveva ancora detto di potere produrre incartamenti dove che il suo coinvolgimento ai ruoli dell’intercalante implicava di dovere abitualmente assumere prestazioni di braccio destro del regista, e sinceramente si è capaci di credergli. Allora adesso dunque Project A-ko sottopone uniforme scolastica sailor a nastro rosso tanto al dare seguito alle libertà di genere del Daicon IV quanto al frangere proibizionismi LGBT nemmeno a modo subdolo, ma a volere alludente, come in relazione al fantasticamento saffico di B-ko verso di bambina dell’asilo C-ko.

Autocrazia di voluptas ottanta, nel qual gànghero in cui si trae riservabilità di fare quello che si vuole rispetto a radicali risoluzioni di metacinema ricostruttivo in quel di Harmagedon: La guerra contro Genma, o pure a irridenza di muscolarismi a grandezza di Hokuto no Ken proprio a esemplare di transgenderismo dissacrante anzi che forse, posti fermi obiettivi di tributamento di fior di fervente animazione strictly made in japan entro di un senso molto più che largo sulla cosa che la designata docente di fantascienze applicate alla Graviton High School risulta che è nullaméno de L’incantevole Creamy, a ben donde rimostrante costei nicessitudine di attingere alle ore vacanti palesantisi tra incisioni di Rossetto Delicato e irrimandabili sessioni di autografi su fotoscatti Polaroid. Project A-ko è vita. Ce lo siamo tot milli centesimi or sono finito di introdurre in modalità widescreen 1:85:1 nelle membrane cellulari che abbiamo presto e subito dovuto notare che ci si è formata una specie di emiparesi per cui che sembra che ci portiamo il ghigno. Ci è materia prima. Si dà credito a un cinema di esplicito riflesso generazionale, o persino a dirittura di espiazione antietica, in adito ai nascenti vizi del Movimento dei generi, medie saghe unitematiche processate a nutritura di specie uniche non proliferanti, a proposito degli original anime video che sono stati generati a sequel, ben guardabili in vero, ma pure di assai ricidivi sulle controparti scritte.

Ci si presenta tipo una letteratura comportamentale di un dato specificato sovracostrutto di situazioni buffe di cui al contributo di commedia di scuola media superiore in essere per almeno di una ora di svolgimento di rullo, alla quale si contromette provvidenziale frizionamento di roboticismo livello Chōjikū yōsai Macross di molto annusabile, ché del resto al tutto si è dopodiché dovuto includere un rinforzino Gainax a vece di Masayuki, di accordo a precedente richiesta di microbulloneria sostitutiva da rifornire alla aerodinamica dei caccia bombardieri in forza d’imbardaggio; il film, esteriore, sistemico, brucia al vento etilico allo scoppiamento dell’ossigeno saturo, a dove che si reca bisturico nella programmatica processione delle prospettive metriche, le quali che sono sempre più energetiche, e le quali che stanno sempre da inizio a stituire, o se anche invece poi solamente a statuare strumentazioni di maniaco affilamento, di fronte all’elasticismo dell’arto isoscele tirante di scherma e di schermi, ora nel quandochè questi debbono provvisare il fisicume dei ginocchi e dei polpacci a funzione della emancipazione delle carni adolescenti che si contrano per le terre a mezzo di biopotenziabile tecnica di frustamento sadomasochistico d’aggancio e scarico rapidissimo. Moriyama, che aveva due anni prima diretto l’animazione di Urusei Yatsura: Beautiful Dreamer, non vuole mica privarsi del divertimento. E mentre che si sta ultimando la sceneggiatura si mette in testa di superarsi, escogita tratti di morbitudine e stupefacevole design di corpi affusolanti per decidere al che di trasferire a Project A-ko la sua completa e indivisa eredità genetica.












  Classificazione Film d’animazione
  Titolo originale Project A-ko - プロジェクトA子 -
  Provenienza Giappone
  Prima immissione 1986 / Cinema
  Produttore APPP / Soeishinsha
  Regia Katsuhiko Nishijima
  Fotografia Takafumi Arai
  Soggetto Katsuhiko Nishijima, Tomoko Kawasaki, Yuji Moriyama
  Character design Yuji Moriyama
  Mechanical design Shōichi Masuo
  Dir. animazione Yûji Moriyama
  Compositori Joey Carbone, Richie Zito, Toru Akasaka
  Sito produttore appp.web.fc2.com
  Formato Blu-ray Disc
  Edizione Nord America [Discotek Media]
  Anno edizione 2021
  Numero supporti 1
  Lingue JP / EN
  Sottotitoli EN
  Rapporto 1.85:1 / 1.33:1
  Compatibilità Region A
  Durata 80 min
  Episodi //
  Reperibilità Buona
  Prezzo 20 € circa
  OST Sì [Project A-ko Original Soundtrack, 1986, POLYSTAR]

 

Preceduto da una campagna pubblicitaria di insolito dispendio, per un anime dal concept originale, che prevedesse l’occupazione di pagine intere di periodici specializzati, come l’arruolamento di squadroni con delega di spingerne la fase di prevendita capillarmente coi megafoni, distretto per distretto, Project A-ko debutta nelle sale cinematografiche giapponesi il 21 giugno del 1986. L’intenzione di Soeishinsha era principalmente quella di “fenomizzare” un certo tipo di animazione a contenuto fanservice attraverso la immissione di merchandise mirato, in modo di poterla rendere acquistabile rispetto agli emergenti mercati occidentali; per la colonna sonora, sennonché, vengono chiamati in causa i produttori statunitensi Joey Carbone e Richie Zito, cui è dato mandato di scritturare le voci femminili che avrebbero dovuto scandire i momenti centrali del film. La scelta cade allora sulle giovanissime Annie Livingston (Dance Away), Samantha Newark (In Your Eyes) e Valerie Stevenson (Follow Your Dream). In Giappone, versanti “letterboxed” in VHS e Betamax dell’anime vengono lanciati dal colosso dell’industria Pony Canyon due mesi dopo l’uscita al cinema; in settembre, i riversamenti per VHD e Laserdisc denominati “Project A-ko Perfect Disc” presentano del film, oltreché una superiore definizione audiovisiva, l’inedito rapporto d’aspetto “full frame”. Vantaggio di cui non potè usufruire la prima incursione di Project A-ko su suolo nordamericano, che avviene nel corso del 1991 dietro iniziativa di Central Park Media da master widescreen e sotto forma di VHS con sottotitoli. In front cover si può notare l’avviso “Contains Nudity”. L’anno dopo Image Entertainment otterrà di quest’ultima release diritti di sublicenza per un adattamento Laserdisc, che essendo tuttavia realizzato da sorgente 8mm replicherà della medesima tutti i limiti tecnici. Nel 1998 la stessa compagnia avrebbe riversato su DVD, in anticipo anche rispetto al Giappone, col risultato di degradare ulteriomente la già compromessa definizione video del trasferimento Laserdisc, per via della compressione dovuta al passaggio dall’analogico al digitale, sfalsando inoltre la sincronia dei sottotitoli. Nel 2002, venuti a scadere i diritti di sublicenza di Image Entertainment, Central Park Media produce una sensibilmente superiore versione DVD da sorgente Laserdisc giapponese in 4:3, a fronte di un mancato tentativo di recupero dell’originale master 35mm, che Soeishinsha dichiarò di avere smarrito. Si arriva così al 2010. Con Soeishinsha che aveva da anni chiuso i battenti e Central Park Media non più solvente, il recupero del franchise spetta a Discotek Media. Che produce pure un discreto restauro, sebbene ancora da Laserdisc, acquisendo altresì le licenze dei successivi OAV. In merito alla possibilità di un adattamento in alta definizione se ne incomincia a parlare intorno al 2018, allorché irrompe il Domesday Duplicator, un apparentemente rivoluzionario dispositivo hardware che in buona sostanza consentirebbe di bypassare la circuiteria dei lettori Laserdisc digitalizzando le informazioni analogiche trattenute dai supporti verso un apposito software di decodifica. In combinazione col Domesday, e al fine di arrivare a fotogrammi della dimensione di 1080p, Discotek avrebbe quindi ripiegato nella tecnologia di AI scaling AstroRes. L’esito di tali operazioni si è rivelato essere talmente valido da concretizzarsi nel successivo annuncio della versione Blu-ray. Che sarebbe uscita. Ma da pellicola 35mm. Che nel frattempo era spuntata miracolosamente fuori come nota di archivio all’interno di un vecchio documento che AnimEigo, nella persona di Robert Woodhead, aveva ottenuto dal laboratorio Tokyo Genzosho – avamposto di sviluppo dei film della Soeishinsha – in seguito alla richiesta del master di Metal Skin Panic Madox-01. Il resto, come suol dirsi, è storia. Project A-ko: Perfect Edition risponde ai rigorosi standard qualitativi dell’editore nordamericano, che procede alla correzione manuale del colore e alla rimozione delle impurità di superficie, minimizzando l’uso del DNR e disponendo accurato telecine frame by frame da una risoluzione di 4800x3876. Il film viene inoltre presentato sia nel suo originale aspetto panoramico che nel preliminare dimensionamento in 4:3. L’enorme lavoro di ricostruzione Domesday/AstroRes non è comunque andato perso del tutto, visto che il trailer sottostante è per l’appunto risultato di tale procedura. Ah, dell'anime esiste una localizzazione in lingua italiana su formato VHS, patrocinio Polygram del 1995.