THE SKY CRAWLERS: I cavalieri del cielo
di @Luca Abiusi

C'è da convincersi che la linea del tempo è precinta, e che siamo ricorrenze di una messinscena nella cui sceneggiatura è riportato che si dovrà nascere e perire avvinti a un circuito infinito e costante d’inizio e di fine, per finire di accettare di non dover essere chiamati a impersonare alcun genere di significativa alterazione di Noi stessi: potremo improvvisare, cambiare una o due battute, sostituire un’ambientazione con un’altra se non persino arrenderci alla variabile dell’empatia, ma non più di questo anche qualora un brandello di anteriori conoscenze si staccasse dalla tela dell’universo ad avvertirci di quanto sta per succedere, la caduta che si è vista e poi dimenticata innumerevoli volte tra i rantoli degli aeroplani che oscurano il sole, quando decidi che non c’è via di scampo e tenace realizzi di far ciò per cui esisti; del resto, sono i brevissimi istanti che annunciano la morte a farti sentire veramente vivo.

Nel transigere agli “Angeli dell’inferno” di Hughes, col quale dev’essersi misurato lo stesso Hiroshi Mori – l’artefice della serie di romanzi cui il film si ispira – e di pari al fantasticare su scenari che si equivalessero a uno stadio aristocratico di estemporaneità bellica, Oshii ritrova i suoi slanci accademici, sempre sospesi tra caligine e raffiche di cannoni armati a scarico della trance che si fosse rappresa nella fiumana di parole pesanti – e di lettura formale – trattenute da uno script che di abitudine si stringe sistemicamente al tessuto del dialogo. The Sky Crawlers conduce la rievocazione del maggiore Kusanagi. La si vede adesso vestire il grado di comandante e rimanere ciò nonostante il cyborg di Ghost in the Shell per funzioni e portamento, ancorché verso il genere di “Kildren” che replica l’essere umano e non invecchia, mai, dovendo adempiere il ruolo di martire a uso militarista come trasmettere specifiche abilità che non confliggano la struttura del ricordo né mettano in dubbio la natura strumentale del clone, che per conservarsi tale dovrà interdirsi a un profilo di non cosciente astenia; il ricorsivo acume del randagio serve da osservatore triste dell’ennesima commedia (o tragedia) di stirpi umane che vengono oblitereate da rimpiazzi da macello iperevoluti e cadaverici, dei quali il regista incoraggia una salvifica stringa di successione, come l’aveva preavvertita in Innocence ipotizzando sostenibili incroci nei termini della materia organica e fibre di materiali surrogati.

The Sky Crawlers persegue l’atto sacrificale mediante fotorealismo. Il film si conviene un facoltoso rendering di carlinga e fusoliera e predilige di restare al passo con gli interni pressurizzati, bidimensionali a discesa verticale in elusione delle formidabili manovre del “Professore”, colui che si vota a respingere la sua progenie – i Kildren, per l’appunto – e che suo malgrado è parte strategica del circo della ripetizione inabrogabile cui Oshii deve confrontarsi da quando dovette iscriversi al liceo Tomobiki, e d’accordo che viene raccolta dall’esistente soggetto la scorciatoia del riscontro di guerra, il rituale freddo e tragico del ricambio meccanico del cadetto se non anche laconicamente descritto il luogo in cui questi avesse ottenuto anonima sepoltura, ma in ogni qual forma si arriverà di norma a interagire i tormenti di chi sappiamo Noi con i suoi assilli, e le allucinazioni e gli incubi che ne compensano il vizio a non riconciliare lo spazio corrente così distante dai modelli umanistici costrittivi, non reali, relativistici che chi sappiamo Noi spinge all’autoaffermazione per non doversi preoccupare d’iniettare a terzi alcunché se non i getti di endorfine rilasciati in dosi considerevoli dalle orchestre al soldo di Kenji Kawai, nello svapo del combattimento ad alta quota, ché si doveva porre rimedio alla mancanza di uno sceneggiatore al quale poter affidare le chiavi di casa, senza nulla togliere alla rispettabile Chihiro Itô, che però magari eccede nella prosa del sentimentalismo, alimentando di contro un qual sentimento di misoginia che il regista avrebbe volentieri mantenuto dormiente. Ciò nondimeno, tanto cinema esclamativo e alienante di cui si era sentito discorrere in età prescolare, e che si sarebbe assunto per telestesia intorno al XXI secolo non verrà intaccato dalle suggestioni filmiche circostanti: scolpito nella pietra tale rimarrà, da qui ai cent’anni a venire.












  Classificazione Film d’animazione
  Titolo originale The Sky Crawlers - スカイ・クロラ -
  Provenienza Giappone
  Prima immissione 2008 / Cinema
  Produttore Production I. G
  Regia Mamoru Oshii
  Fotografia Hisashi Ezura
  Soggetto Hiroshi Mori, Chihiro Itô
  Character design Tetsuya Nishio
  Mechanical design Atsushi Takeuchi
  Dir. animazione Toshihiko Nishikubo
  Compositore Kenji Kawai
  Sito produttore www.production-ig.co.jp
  Formato Blu-ray Disc
  Edizione Italiana [dall’angelo Pictures]
  Anno edizione 2010
  Numero supporti 1
  Lingue IT / JP
  Sottotitoli IT
  Rapporto 1.78:1
  Compatibilità Region B
  Durata 122 min
  Episodi //
  Reperibilità Buona
  Prezzo 25 € circa
  OST Sì [SOUND of The Sky Crawlers, 2008, VAP]

 

Nel 2008, all’indomani del suo ciclo di presentazioni per i principali festival cinematografici europei il film colleziona premi. Otterrà a Venezia il “Future Film Festival Digital Award”, al Sitges il “Jose Luis Guarner Critic Award”, il “Best Original Soundtrack” e un ulteriore riconoscimento come miglior film destinato a “udienze giovanili”. Dopo aver concorso a Helsinki e Stoccolma, vince il “Best Animation Film” al festival di Mainichi. Nello stesso anno, Namco Bandai produce The Sky Crawlers: Innocente Aces, videogioco di combattimenti aerei arcade realizzato in esclusiva per formati Wii. Il titolo uscirà anche in Europa e Nord America, ma solo nel 2010.