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 BLOOD MONEY di @Andrea 
Chirichelli 
First, there was Menace 
    now, Psygnosis presents 
    a DMA Design Game 
    Blooooood Moooooneeeeyyyy 
 Prendete 
Menace,
    aspettate due anni, miglioratene grafica e sonoro, aggiungete livelli, fateli ancora più
    lunghi. Ah, rendete il gioco assurdamente difficile ed ecco, avete programmato Blood
    Money. Insomma, Blood Money rappresenta ancora oggi uno di 
quei giochi che a vederli ti chiedi come sia stato possibile farli girare su un 
hardware come quello di cui era dotato l’Amiga. Il mostro Commodore era potente 
sì, ma per dio quanti sprite, quanti colori, quanti effetti speciali e zero rallentamenti anche nelle situazioni più impegnative.
    Blood Money è il bignami dello sparaspara. Tanto per cominciare scrolla da tutte le
    parti, mettendo finalmente d’accordo i sostenitori dello sparatutto orizzontale e
    verticale, e propone quattro pianeti/ambientazioni diversi (ghiaccio, fuoco, acqua e
    terra) e ancora quattro mezzi di distruzione differenti (sottomarino, jetpack, elicottero e nave
    spaziale) con un carico di armi e strumenti di distruzione. Li si dovrà 
potenziare col denaro
    rilasciato dai nemici distrutti in precedenza. 
    DMA Design non pensa esclusivamente al giocatore solitario,
    ma propone una sontuosa modalità a due giocatori in contemporanea che 
	aumenta a dismisura la durata del gameplay. Non bisogna guardarsi solo dai nemici, ma anche dal
    proprio compagno che ci sottrae i preziosi crediti atti a migliorare la potenza di fuoco
    della nostra astronave: gli shop sono pochi e ben distanziati negli interminabili
    quadri, e arrivare ai boss di medio e fine livello scarsamente equipaggiati significa
    morte certa. Grafica eccezionale si diceva, ma anche il sonoro non scherza: una melodia
    continua, placida, assorta, mesmerizzante, lontana anni luce da ogni altro accompagnamento
    o partitura da shooter ascoltata al tempo viene realizzata da Ray 
	Norrish. 
    Difetti? Sì, uno solo, ma enorme: Blood Money è
    difficilissimo, e compete – oltre che dal punto di vista grafico – con quella gran bestia di
	
	Project-X al titolo di shoot 
	’em
    up per Amiga più frustrante di sempre. I proiettili così come i nemici bersagliano
    l’astronave con puntualità quasi irritante, penetrando più e più volte le
    nostre difese e facendoci cadere a picco. Il bilanciamento è cattivo e 
	nichilista, eppure non ci si stanca facilmente di farsi ammazzare. Giunge in 
	soccorso, per altro, la già menzionata opzione per due giocatori, con cui 
	risulta sensibilmente più facile apprestarsi ai livelli, sebbene “facile”, 
	per un gioco come questo, non sia esattamente una gita al mare. 
	Cionondimeno, sparatutto esemplare. E non paga di aver scritto un titolo di 
	notevole spessore DMA Design firma quella che sarebbe rimasta una delle più 
	memorabili intro animate in formato Amiga; abbisognante da sola di un intero dischetto 
	da affiancare a quello del videogioco, la sequenza offre musica rap di 
	eccellente qualità, pianeti e
    asteroidi che sfrecciano luminescenti, visione
    fantascientifico-biologica allucinata, un’orgia di rendering e interpolazione che lascia 
	ancora adesso ammirati. Lo sparatutto fu colpevolmente messo da parte da 
	certa critica
    più Xenon/Project-X oriented, e tuttavia questo Blood Money merita assolutamente
    una riscoperta, nonché l’immediata cancellazione della patina di polvere che anni di storia
    videoludica gli hanno, piuttosto immeritatamente, fatto accumulare. 
    
	  
	  
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