BELLADONNA OF SADNESS Limited Edition
di @Luca Abiusi

Nell’adeguamento cinematografico del saggio di Jules Michelet “La Sorcière” vi è deliberamente commesso ritratto di signora voluttuario; scurente posto a schermo livido, sorta d’incubo proteiforme infestato di sagome di uccelli neri, manieri, evoca palchi scenici Ningyō jōruri del secolo XVI quanto che di revoche dell’animazione accademica e del contributo labiale, dove difatti è solertata una recitatura vacante del suvvalore della deambulazione, l’inerzia, il senso fluido dello spostamento costante; Eiichi Yamamoto pone in essere un partecipio di staticismo solo che apparente, lì che stabilisce che il figurativo deve accedere l’inanimato pittorico, a torno di panoramiche di feudalismi e stupri, di cui a scolture che si contingono di allucinazioni scatologiche d’inferni viventi a protuberanze, falliche devianze delle coscienze degli uomini, delle donne, le donne qui adesso astanti del ruolo più significante, di avanti alle bugiardezze della storia dell’uomo, che le ha rese drappeggi delle Signorie Loro.

Kanashimi no Belladonna esegue incisure mutilatrici dopo alle quali non si dovesse che penitenziare per tracimanze, narrative di ematèmesi vorticanti verso l’immondo, tale se di un corpo che disquami nel girone della ributtanza fuori a l’imperscrutabile trituramento dei significati terreni, a che s’interdica il sacrario del decantato amore e si dica anzi della librazione dai rituali cui sia detto esso artefice, è quindi verisimile che Yamamoto agisca in coda all’accademia linguistica di Osamu Tezuka, il quale che aveva messo firma sull’eroticismo di Cleopatra e Le mille e una Notte quando anche la ortografia di Belladonna racconta di assai altro nell’attitudine a incrinare gli essudati verbali, nel che si verifica il ribaltamento dei termini di sceneggiatura relativamente a un dato cinema protocollare dei presti ’70, eccetto che per “I Diavoli” di Ken Russell, voto 9, di poi a un esplicitario carniere cadevole a deformazione della cosa razionale, il maligno che incurante del suo retaggio si concilia a colei che è perseguita, come a volerle indicare la via, esserle da mentore di una sessualità liberista e secessionaria fino in capo martirio; banalmente astenico, il dio coscritto muove a titolo di concretazione del pensiero basico, e non è buono né cattivo: lui, semplicemente, non esiste.

Kanashimi no Belladonna consegue fra tanto visualismi di esasperazione delle orbite, al che pigmenta su cinque cròmi primari che largano a guazzo nell’uso europeo di acquarelli a soggetto, di ricorso ai frangenti della Wiener Sezession circa di un Richard Gerstl o il chiatto minimalismo di Egon Schiele, ma per di più in grembo a una disegnistica di calcinazione, superficienza, un Kunimatsu Fukai redigente su tela per dereazione al dominante “divino”, a costo di ricognire punto a punto la curvezza delle linee, i crani, zigomi qual si debbono dischiudere a fauci, vestigie di bestialità sull’interluogo dell’omocentrismo; da un testo di Yoshiyuki Fukuda, già scrittore per l’ibrido sunnaturale “The Vampire”, un esordiente, audace tentativo di superponere strisce di animato a film live action, Yamamoto induce ischemie catodico-psichedeliche contro di un tempo registico surclassante i tempi, le classi, i generi, i costumi del vivere in gratia Dei a vicinarsi alla mattanza delle specie, deumanizzando l’umano, di fronte a quella che può reputarsi una empirizzazione aristotelica del surrealismo, e giuoca in sé incarichi di raffinatura dello stadio percettile questo compositivo cerebrale, spirale di stonature con distonazione di scala Si bemolle maggiore, per cui ci si trova a riverberare a vista per dentro a mucillagini progressive rock inudite né ancora dallo scìbile contemplate. In Giappone si limitarono a stampare il 45 giri delle canzoni di Mayumi Tachibana. Nel 1975, tuttavia, Masahiko Satoh si fa incidere la colonna sonora integrale dalla italiana Cinevox Record.









  Classificazione Film d’animazione
  Titolo originale Kanashimi no Belladonna - 哀しみのベラドンナ -
  Provenienza Giappone
  Prima immissione 1973 / Cinema
  Produttore Mushi Production
  Regia Eiichi Yamamoto
  Fotografia Shigeru Yamazaki
  Soggetto Yoshiyuki Fukuda, Eiichi Yamamoto
  Character design Kunimatsu Fukai
  Mechanical design //
  Dir. animazione Sugii Gisaburō
  Compositore Masahiko Satoh
  Sito produttore www.mushi-pro.co.jp
  Formato 4K UHD Blu-ray Disc / Blu-ray Disc
  Edizione UK [AllTheAnime]
  Anno edizione 2022
  Numero supporti 2
  Lingue JP
  Sottotitoli EN
  Rapporto 1.33:1
  Compatibilità Region free [4K UHD Blu-ray Disc] - Region B [Blu-ray Disc]
  Durata 87 min
  Episodi //
  Reperibilità Bassa
  Prezzo 40 € circa
  OST Sì [BELLADONNA, Colonna Sonora Originale Del Film, 1975, Cinevox Record]

 

Kanashimi no Belladonna riceve anteprima per la 23ª edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino, in concorso. Cronache gioranlistiche del tempo riportano di un fraintendimento rispetto alla collocazione del film sui palinsesti della kermesse, visto che l’accorrenza era perlopiù costituita da famiglie e scolaresche alle quali non era evidentemente stato riferito circa i contenuti “adulti” dell’animato; a fronte del progressivo svuotamento della sala di proiezione, e dello scandalo di cui si parlò in seguito, l’accoglienza della critica europea fu generalmente favorevole. In Italia, Kanashimi no Belladonna arriva non prima del 1975, in versione sottotitolata e col divieto ai minori di 18 anni. Dopodiché si registreranno del film avvistamenti sporadici per i cinema d’essai europei, nonché oscuri (e censurati) passaggi televisivi, come riportato da una notevole retrospettiva di Alessandro Montosi a questo link. Nel 1979 la rifondata Mushi Production realizza di Belladonna un recut, tagliando in modo scellerato alcune sequenze e inserendone delle nuove, ma però senza ottenere i ricavi auspicati. Questa risulterà l’ultima apparizione cinematografica giapponese dell’opera. Che verrà negli anni ’90 comunque pubblicata su VHS e Laserdisc, ma sempre sulla base dell’ultimo rimontaggio. Nel 2015, ciò nondimeno, Cinelicious (società nordamericana deputata al restauro di pellicole vintage) riesce a rintracciare dalla Cineteca Reale del Belgio l’unico rullo 35mm ancora esistente della pellicola del 1973, che poi avrebbe utilizzato – attraverso una sofisticata procedura di rimozione digitale dei sovraimpressi sottotitoli francesi – per il ripristino degli otto minuti risultati mancanti dal master della Mushi Production, già nelle mani di Cinelicious in vista della annunciata premiere cinematografica del 2016, e dell’home video in Blu-ray e DVD che sarebbe seguito. L’edizione UHD Blu-ray, pubblicata nel febbraio del 2022 da AllTheAnime da sublicenza Cinelicious, conserva per cui la integralità e i contenuti extra della release nordamericana, comprese le interviste a Eiichi Yamamoto, Kuni Fukai e Masahiko Satoh, pur naturalmente presentando un comparto estetico superiore per via della scansione 4K nativa; il film si mostra qui in un rateo di contrasto minimo, come da dipinto su tela, con evidenze di grana ancora più sottile, notabile all’occhio attento.